Sandakan: la nostra esperienza
Il nostro viaggio della speranza inizia a Singapore alle 3.30 del mattino. Con il primo volo raggiungiamo l’aeroporto di Kuala Lumpur, che si rivelerà un girone infernale: secondo volo in ritardo e noi restiamo bloccati 6 ore in un’ala dell’aeroporto con l’aria condizionata a cannone e temperatura massima raggiunta di 10°C.
Atterrati a Sankadan, per l’ennesima volta, i poliziotti ci sottopongono al controllo bagagli, ovviamente solo noi tra tutti i passeggeri dell’aereo. Non ci stupiamo, ormai è una tradizione.
Non ci sembra vero, finalmente siamo in Borneo, nel Sabah!
Non avendo prenotato una macchina in anticipo per evitare rincari, forti della nostra disorganizzazione e fiduciosi, ci fermiamo a uno dei due rental car disponibili in aeroporto.
Ovviamente, tra un’affidabile Europcar e una compagnia malese sconosciuta, scegliamo la seconda e ci viene consegnata LA macchina: una Perodua Bezza, marca e modello mai sentiti nominare, cambio automatico con solo 4 marce, libidine. Un’auto che grida avvenura!
Speranzosi di poter far pratica con la guida a destra all’interno del parcheggio, ci troviamo invece sulla via principale (l’unica) dell’aeroporto, circondati dai tassisti che ridono di noi e della nostra inesperienza con la guida a destra. I primi 10 minuti sono di assestamento, ma una volta presa la mano, il nostro mezzo a 4 marce non ci sembra poi così male.



Seguiamo le indicazioni del navigatore fino al nostro albergo che sorge proprio vicino al lungomare. La viabilità è un delirio, le strade nei dintorni dell’albergo non permettevano la sosta al mattino, ma noi avremmo dovuto lasciare la Perodua incustodita per ben due giorni.
Per fortuna, individuiamo un centro commerciale con parcheggi sopraelevati. Percorriamo l’infinita rampa a spirale che ci porta al 5° piano, dove incontriamo un addetto che ci lascia un post-it con ora e data di accesso, ci rassicura a gesti che possiamo stare tranquilli e ci indica l’uscita.
Dopo poco capiamo che il centro commerciale è in totale blackout, che durerà due giorni (ragion per cui il tizio ci ha dato un post it scritto a mano). Scendiamo 5 piani di scale immobili in completa oscurità. Nonostante il black out, ristoranti e negozi sono aperti, al lume di candela.


Facciamo il check in in albergo e ci rendiamo conto di non avere abbastanza contanti per i giorni successivi (abbiamo dovuto lasciare un deposito cash di circa 50 euro per la macchina che non avevamo previsto). Appena prima della chiusura, troviamo un cambia denaro molto conveniente e ritiriamo la nostra mazzetta di MYR.
In un negozio di elettronica, per la modica cifra di 5 euro, compriamo una seconda sim locale (Elia l’aveva comprata a Singapore ma era funzionante anche in Malesia). Il centro città ci sembra subito greve e la gente ci guarda tendenzialmente male, sarà forse perchè siamo 2 occidentali tatuati ed Elisa si permette di girovagare in maglietta e pantaloncini? Probabile!
Dopo un aperitivo di pianificazione sul lungomare, ci procacciamo una cena a base di spiedini al Bistrot 88, l’unico posto in città che vende delle birre. Gli alcolici non sono molto diffusi in Malesia, essendo l’islam la religione ufficiale dello Stato. La città è ormai vuota, anche gli ultimi locali stanno chiudendo e le strade vengono letteralmente prese d’assalto da topi e ratti che rovistano tranquillamente tra i bidoni della spazzatura.
Impacchettiamo gli zaini con tutto il necessario per la prossima destinazione: Selingan Island, l’isola delle tartarughe. Lasciamo in consegna all’hotel due zaini e partiamo più leggeri.
Torneremo a Sandakan altre due volte durante il nostro itinerario: la prima dopo Selingan Island, per riprendere la fidata Perodua che ci permetterà di raggiungere le destinazioni successive: Labuk Bay, Sepilok e la fitta foresta del Borneo nei pressi del Kinabatangan River, uno dei luoghi con la maggiore biodiversità del pianeta!
Di ritorno da queste giornate avventurose, la privazione di sonno e i km si fanno sentire, siamo assonnati e decidiamo di fermarci per una tappa caffè. Troviamo un locale indiano in cui il cameriere rimane precisamente a un metro da noi per tutto il tempo che ci serve per decidere cosa ordinare (un tempo lunghissimo dato che il menù ha settemila voci tutte in indiano). La ricarica ci aiuta a raggiungere il Puu Jih Syh Temple.


Il tempio è chiuso, lo sapevamo, ma facciamo comunque una passeggiata lì attorno. Sulla via del rientro verso l’albergo, incredibilmente troviamo la scritta CCCP su un muro ed è subito Giovanni Lindo Ferretti. Chiaramente ci fermiamo per delle foto.


Rientrati nella magica Sandakan, parcheggiamo ancora nel fidato centro commerciale, questa volta acceso. Ceniamo vista porto accompagnati da un immancabile complesso musicale sandokanese.
La mattina seguente dobbiamo riconsegnare la Perodua, fidata compagna di questi giorni nella foresta. La missione è fare rifornimento e riempire il serbatoio fino alla sesta tacca. Ne abbiamo cinque, non sarà difficile. Elia inizia a fare calcoli come un ingegnere NASA, decide di spendere 5 RM. Accendiamo la macchina, ancora cinque tacche. Altri 5 RM, ancora cinque tacche. L’addetto della benzina ride di noi, “PROBLEM!” annuncia Elia. Facciamo un giro di rotonda nella speranza che compaia la sesta tacca, ma niente, spendiamo altri 10 RM. “PROBLEM!” annuncia nuovamente Elia. L’addetto non trattiene le risate e per fortuna dopo poco il sistema si assesta.
In aeroporto ci aspetta Rose a.k.a. l’affitta-perodue, che ci liquida in tutta fretta perchè le serve la macchina per andare in chiesa (a quanto pare Rose fa parte della piccola comunità cristiana di Sandakan).
In aeroporto compriamo dei libri sul Borneo, per portarci con noi un pezzettino di una regione che ci ha profondamente colpito. Un’area selvaggia, gentile. Possiamo dire di aver respirato sia la libertà degli animali selvatici sia l’oppressione delle persone, residui di un sistema di sfruttamento di una terra indomabile.
Grazie Sabah, ci hai migliorati.
La prossima meta dista solo 3 ore di volo: Kuala Lupur
Storia
Alla fine del 1800, Elopura (l’attuale Sandakan) era un fiorente centro mercantile e capitale del British North Borneo. La città di fu completamente rasa al suolo durante la seconda Guerra Mondiale e, nonostante il boom economico che visse grazie alla sua vicinanza alle foreste da legname tra gli anni ’60 e ’70, oggi la città si presenta come un agglomerato di edifici decadenti.
Nonostante la sua posizione strategica, la città sorge infatti molto vicina alle principali attrazioni del Borneo Malese, non si sono mai sviluppati i servizi e le infrastrutture per accogliere i turisti ed il degrado dei suoi quartieri più poveri, ad oggi il più grave di tutta la Malesia, non incoraggia di certo.
Perchè alloggiare a Sandakan?
Semplice, perchè ad oggi non esiste un’alternativa così comoda!
O meglio, l’alternativa è quella soggiornare nella zona del Sepilok, dove oltre ai parchi sorgono numerosi alberghi e resort. La zona dista circa 25km dal centro di Sandakan.
Tutti i tour operator malesi, le agenzie ed i viaggi organizzati usano come base per le loro gite le strutture della zona di Sepilok, di conseguenza non ti sembrerà di essere in Asia, circondato da centinaia di occidentali.
Il nostro sconsiglio: Sandakan è da preferire solo se vi interessa vivere in un contesto lontano dal turismo di massa e se volete visitare Selingan Island, l’isola delle tartarughe!! Infatti, la barca per raggiungere l’isola parte proprio dal molo di Sandakan.
Se non si ha intenzione di includere le Selingan Island nel tour, probabilmente l’opzione più comoda per visitare Labuk Bay e il centro degli oranghi è dormire nei dintorni di Sepilok.
NB: Kota Kinabalu viene spesso menzionata; tuttavia, dista circa 6 ore dalla zona che abbiamo visitato noi. Non è il posto ideale in cui far tappa per seguire le tappe del nostro itinerario. In ogni caso, ci sono valide alternative!
Dove dormire
Il pernottamento a Sandakan ha il principale scopo di farvi trovare pronti al molo per la partenza verso l’isola delle tartarughe, Selingan Island. Di conseguenza, ha senso dormire lungo la parte costiera della città.
Noi abbiamo soggiornato presso il The Elopura Hotel, vicinissimo al parcheggio del Harbour Mall.

Come arrivare
Sandakan ha un aeroporto. I voli partono o da Kuala Lupur (circa 3 ore di volo) o da Kota Kinabalu (circa 1 ora).
Il nostro volo partiva alle 06:20 del mattino da Singapore con arrivo previsto a Sandakan alle 13:30, con scalo a Kuala Lumpur. Purtroppo, l’aeroporto di KL ci ha regalato un bel ritardo e siamo arrivati a destinazione dopo 10 ore.

Dove mangiare
Al calare del sole molte delle attività di Sandakan chiudono ed il centro si svuota. Per le 17:00 non troverete più attività aperte se non ristoranti.
Qui sotto un piccolo elenco dei locali dove ci è sembrato ok mangiare durante il nostro breve soggiorno:
- Bistro 88: ultimo locale, dopo il porto. Lo consigliamo per gli spiedini e se volete trovare delle birre.
- Harbour garden Café: sul lungo mare, la sera c’era anche un gruppo che suonava.
- The Hard Deck
NB: quando siamo andati noi molti posti ristoranti/posti in cui mangiare erano chiusi. In generale il livello igienico è molto basso. Attenzione a quello che ordinate!
Cosa vedere
- Puu Jih Syh Temple
- Sim Sim Water Village
- Punti panoramici da raggiungere dopo brevi passeggiate es. Sim Sim Hill Top
Come muoversi
Dall’aeroporto di Sandakan alla parte costiera sono circa 20 minuti di macchina.
Se il taxi è la vostra prima opzione, non farete fatica a trovarne fuori dall’aeroporto pronti a darvi un passaggio.
In alternativa, se volete spendere qualcosina in meno, utilizzate Grab.
Se decidete di noleggiare un’auto come noi, alcuni sconsigli:
- serve la patente internazionale, fatela per tempo prima di partire.
- noi non abbiamo prenotato in anticipo e abbiamo trovato senza difficoltà
- si guida a destra!
- le strade sono un disastro
Il costo? Noi abbiamo speso 160 euro per 5 giorni + 50 euro di deposito cash che viene restituito.

